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La crescita del non-voto e la depolarizzazione

Elezioni politiche: % voti validi su elettori

Da Graniglie mobili: disincanto e depolarizzazione nei risultati elettorali, RES, aprile 2016.

Warning, graniglie mobili

In sintesi, le tendenze principali vanno verso la distinzione e la conflittualità piuttosto che verso la convergenza e la coesione:

1. L’aumento del ‘non voto’,con il conseguente declino della rappresentatività elettorale, è fenomeno consolidato nel tempo e potenziato dall'ultima elezione. È iniziato nella seconda metà degli anni '70. È esteso a tutto il territorio nazionale. Considerarlo effimero è irrealistico, né si vedono oggi ragioni di un suo riassorbimento spontaneo. Può allargarsi ulteriormente, in una sorta di secessione silenziosa, lenta perché inefficace e inefficace perché lenta. Nell'ultima elezione ha avuto una visibile accelerazione. Né viene riassorbito da fenomeni di riaggregazione del consenso di primaria estensione, come quello dei 5Stelle.

2. La diversificazione del voto, del voto ha segnato un'evidente affermazione e la fine del cosiddetto bipolarismo. Ha radici lunghe e potrebbe continuare. Ed anche rafforzarsi, se una parte del 'non voto' decidesse di rientrare, incanalandosi, su scelte elettorali di 'voto eccentrico'. In ogni caso spiazza i tentativi di trasformare in maggioranza un quinto scarso dei cittadini. Ne risulterebbe una divaricazione tra consenso sociale e rappresentanza insostenibile.

3. L’intreccio tra esclusione sociale e voto outsider, evidenziato dalla complementare correlazione tra occupazione e voto insider. Che interessa una componente non trascurabile di elettorato, come mostra l'incidenza nel Mezzogiorno, ormai maggioritaria. Senza elezioni (per quanto tempo?) non ci saranno conseguenze elettorali. Ma non è irragionevole attendersi un aumento di conflittualità.

4. La geografia elettorale contraddistinta da macroregioni abbastanza omogenee e territorialmente continue. Diverse tra loro, ma ulteriormente diversificate al proprio interno dalla sparizione del bipolarismo. In cui la tensione irrisolta tra federalismo e regionalismo alla fine rischia di ridursi al localismo.

Un panorama non precisamente nuovo. Dove le aggregazioni del consenso somigliavano a montagne tenute insieme più dall'imponenza della massa che dalle forze di coesione interna (per chi ne abbia pratica, come i monti della Laga o il sant'Angelo della Maiella). Oggi somigliano più alle colline con i calanchi. Instabili, facilmente erose, in tutti i percorsi che le attraversano è possibile la caduta di graniglie mobili. Anche quando non c'è il segnale di pericolo.

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